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Per lustri e decenni si è ritenuto che il vero, autentico, Valentino – inarrivabile e irresistibile seduttore – fosse Rodolfo, nativo di Castellaneta. In realtà, il vero genio “conquistatore”, il vero “tombeur des femmes” incontrastato era un suo cugino di secondo grado,  Antonio, orgoglioso nativo della città di Cosenza. Si era agli inizi del 1900. Antonio, allora quattordicenne, ogni estate si recava a Castellaneta con la famiglia per i bagni di mare. Gli zii si premuravano di fittare una casa per i parenti che venivano dalla Calabria e che sarebbero rimasti con loro tutto agosto. Quando Antonio incontrò il cugino pugliese per la prima volta, ‘o cugino pugliese godeva di una certa fama tra le ragazze del paese anche perchè di ragazzi giovani non ce n’erano moltissimi e un pò perchè quei pochi erano pure ‘nu poche cafuncielle. Rodolfo, invece, teneva la mamma ca era francese e che – naturalmente – lo aveva educato al “bon ton” e all’eleganza fin dalla più tenera età. Antonio, dal canto suo, le sue armi le aveva affinate a Cosenza che, al contrario di Castellaneta, era città vera e non un paesello di provincia e offriva notevoli spunti di “buona educazione”. Talchè abbiamo:

– Rodolfo che prendeva lezioni di etichetta (a tavola e in società), lezioni di pianoforte e lezioni di danza da Madame Bardin sua madre;

– Antonio frequentava, con profitto, l’Azione Cattolica.

Solo gli ingenui non sanno! Che cosa? Che l’Azione Cattolica è la più varia, esaustiva e discreta “palestra” per chi abbia seriamente intenzione di intraprendere la fantasmagorica e rutilante carriera della fornicazione e del libero interscambio carnale. I vitelloni di paese – ca pare che tutte le pose se le possano sparare soltanto loro – evitano come la peste congreghe e oratori e – povere scieme! – non sanno cosa si perdono! La trasgressione da una parte e il confessionale subito accanto: tutto a portata di mano! Sicché la “sana e consapevole libidine” di cui parla (sbagliando pure lui!) lo Zucchero cantautore fu parte integrante dell’esperienza “religiosa” del giovane Antonio cosentino che potè metterla in pratica proprio nelle ripetute gite a Castellaneta. Ed ebbe tanto di quel successo “galante”, Tonino, che cominciò a frequentare Castellaneta anche a Pasqua, a Natale e nelle maggiori feste comandate, incoraggiato dalle richieste e dai richiami delle donne autoctone. La circostanza ebbe, alla lunga due conseguenze:

1) Rodolfo, a cui la concorrenza del cugino aveva tolto quasi completamente la “pastura” decise di emigrare. Andò prima a Parigi, sollecitato dalla madre e poi in America. Le cronache dicono che Rodolfo Valentino ci andò per la sua bravura di attore, ma – in realtà – ci andò perché la proverbiale sarda era diventata troppo secca! Il successo lo fece pure, ‘o povero Rodolfo, ma la ferita per gli insuccessi giovanili patiti a Castellaneta a causa del cugino Antonio non si rimarginò mai del tutto.

2) Antonio, dal canto suo, ben presto si annoiò dell’ambiente sia di Cosenza che di Castellaneta, affascinato com’era, dall’oriente misterioso, dalle danzatrici del ventre, dalla suggestione degli emiri e dei loro harem zeppi di bellissime concubine. Insomma: si imbarcò per il Marocco  e si fece assumere come barista in un night di Rabat. E si trovò talmente bene (la città era grande e pullulava di belle donne) che decise di restare là. Cambiò pure il nome: divenne Anton “Kha-Put” (che in dialetto locale suonava come: “Grande e poderoso amante dotato di una grossa saggezza nascosta”) e negli anni mise su un ristorante (con annesso pied-a-terre, ovviamente) a Casablanca e lo chiamò “Humphrey”. In età matura, Anton sposò una splendida araba, Aziz Bella ed ebbe numerosi figli. Ma le cronache raccontano che nessuno dei rampolli ereditò il fascino magnetico e le capacità seduttive paterne. Per carità, tutti belli guagliune, ma attratti dai libri, dallo studio e dal gioco del calcio! Alla morte del padre, quasi tutti emigrarono in Europa e divennero scienziati. Quello che fece ritorno in Calabria, si stabilì a Castrolibero, si sposò e diede origine ad una bella discendenza di medici affermati e di ottimi calciatori.

Tutte persone di successo. Ma tutti figli degenere.

Giovanni Granato – Webmaster – Ufficio Stampa Nazionale Medici Calcio

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